Donne e giovani, occhio 2.0 a rischio

occhio secco

Presente e futuro della lotta alla sindrome dell’occhio secco

Spesso si è portati a dare per scontato il ruolo delle lacrime. Eppure svolgono un’attività fondamentale per la salute dell’occhio, consentendone una lubrificazione costante. Quando questo naturale meccanismo, che deve mantenersi attimo dopo attimo, non funziona a dovere, l’occhio si “asciuga”, fino a portare alla cosiddetta “sindrome dell’occhio secco”. Il quadro è estremamente diffuso, soprattutto tra le donne, tra gli anziani e tra quanti soffrono di allergia o sono comunque sensibili ai mutamenti atmosferici, ad esempio nelle giornate di vento. Ma anche navigare sul web, da pc o smartphone, “linkare” e condividere qualche post, leggere un e-book o, ancora, sfidare un amico al social game del momento – tutte abitudini che sono ormai parte integrante della quotidianità dell’uomo 2.0 – rischiano di favorire questo disturbo.
“I sintomi dell’occhio secco sono piuttosto tipici – spiega il Prof. Stefano Bonini, Direttore della Cattedra di Oftalmologia del Campus Bio-Medico di Roma – Si va dal bruciore oculare, alla “fotofobia” e alla percezione di corpo estraneo nell’occhio, per giungere fino all’arrossamento e all’affaticamento che si provano quando si trascorre molto tempo a guardare con attenzione uno schermo. A rischio soprattutto le donne, in particolare dopo la menopausa o in gravidanza per le alterazioni della situazione ormonale, ma anche gli anziani, specie se sottoposti ad alcuni trattamenti farmacologici come antidepressivi, diuretici o derivati del cortisone”.
In particolare, nel caso delle donne, la sindrome dell’occhio secco colpisce con una frequenza doppia rispetto agli uomini, a causa delle variazioni ormonali cui la donna è sottoposta. Alcuni ormoni, infatti, contribuiscono a stimolare la produzione di lacrime; profonde variazioni del profilo ormonale – come durante la gravidanza, la menopausa o, ancora, in postmenopausa, periodo durante il quale di frequente sono somministrate terapie estrogeniche – possono portare a una riduzione della produzione di lacrime naturali.
Contribuiscono alla comparsa della patologia anche altri fattori ambientali, come l’inquinamento atmosferico o la permanenza in locali con aria condizionata.
Questo problema, pur non essendo grave, può incidere pesantemente sulla qualità di vita e predisporre a patologie più serie. “Le lacrime sono fondamentali per la salute dell’occhio – continua il Prof. Bonini – Distribuendosi sulla superficie oculare grazie all’ammiccamento delle palpebre consentono infatti di mantenere lubrificato l’occhio. È sempre grazie al film lacrimale che l’occhio viene protetto da eventuali sostanze estranee e che la cornea riceve le necessarie sostanze nutritive. Per questi motivi oggi occorre prestare sempre maggior attenzione alla comparsa dei sintomi tipici della patologia, affinché lo specialista possa intervenire tempestivamente e nel modo più appropriato, ripristinando la stabilità della pellicola lacrimale che deve sempre avere una componente acquosa, una grassa e una mucosa. Proprio per questo sono attualmente in sviluppo nuovi trattamenti che nel futuro potranno consentire di rispondere meglio ai bisogni non ancora completamente soddisfatti di molti pazienti”.
Nell’area dell’oftalmologia, peraltro, la ricerca dell’innovazione appare un elemento imprescindibile per lo sviluppo di nuove soluzioni terapeutiche. In questa dinamica si inserisce l’impegno del Gruppo biofarmaceutico Dompé, che nel futuro punta a mettere a disposizione soluzioni innovative per il trattamento della sindrome dell’occhio secco. “Il nostro Gruppo ha deciso di focalizzarsi nella Ricerca & Sviluppo in ambito oftalmico, sviluppando e mettendo a punto la variante ricombinante umana del Nerve Growth Factor, molecola che è in fase di sperimentazione anche in pazienti con sindrome dell’occhio secco da moderata a severa – spiega Eugenio Aringhieri, CEO Gruppo Dompé – In quest’area, inoltre, stiamo lavorando per individuare nuovi trattamenti. In particolare la Lubricina, un lubrificante naturalmente presente nell’organismo, è attualmente in valutazione in pazienti con occhio secco. Un ulteriore segnale di come la ricerca possa aprire nuovi percorsi terapeutici sino ad ora inesplorati”.
In attesa di novità, meglio ricordare alcuni semplici consigli per ridurre i rischi. Attenzione in primo luogo all’inquinamento ambientale e al fumo di sigaretta, che possono influire sulla componente lipidica delle lacrime rendendo meno efficace la loro azione lubrificante. Per chi lavora in ufficio, poi, meglio non esagerare con l’aria condizionata: si riduce l’umidità ambientale, limitando anche la quantità di liquido lacrimale. Infine, attenzione a pc, smartphone e tablet: l’eccessivo tempo trascorso davanti agli schermi e la riduzione del fenomeno dell’ammiccamento facilita l’evaporazione del liquido lacrimale, favorendo la comparsa dei fastidi.

Info
www.dompe.com
www.dompetrials.com