La complessità del rapporto tra il medico e il paziente è un argomento sempre molto attuale e discusso. Si parla della necessità imprescindibile di una corretta raccolta dell’anamnesi, del corretto percorso diagnostico-terapeutico, della evidence based medicine, dei protocolli di cura, eccetera.
Il grande e complesso mondo della farmaceutica moderna ci offre un sempre più ampio portfolio di prodotti per la cura delle patologie che affliggono gli occhi.
Ma conosciamo davvero i prodotti che ci vengono proposti e che prescriviamo quotidianamente ai nostri pazienti?
Nella mia esperienza come oculista e come referente dell’ambulatorio glaucoma presso UOA Oculistica di ULSS 6 Euganea di Camposampiero (PD) incontro quotidianamente tantissime persone e gestisco molte situazioni anche piuttosto complesse e peculiari di gestione terapeutica.
Ogni paziente ha una storia personale di difficoltà e successo nella gestione della propria malattia.
Recentemente mi sono posta una questione piuttosto semplice ma a mio avviso fondamentale: in seguito all'anamnesi, alla visita e alle dovute esaurienti informazioni a proposito dell’iter diagnostico e terapeutico, cosa succede una volta che i pazienti tornano a casa? Sono sufficienti le indicazioni riguardo alla terapia che forniamo al momento della visita per assicurare una valida ed efficace cura della patologia?
Una mattina ho colto alcuni frammenti della conversazione tra pazienti in sala d’attesa dell’ambulatorio in cui lavoro a proposito della conservazione dei farmaci utilizzati per la terapia del glaucoma e di altre condizioni oculari che possono accompagnare questa patologia.
Con mia grande sorpresa ho sentito che ogni persona aveva la sua idea a proposito. Non esiste una gestione standardizzata in tale senso, dunque oltre all’abituale cassetto o all’armadietto dei farmaci, alcuni utilizzano lo scomparto del frigorifero di casa come luogo in cui riporre i medicinali.
La domanda è: ma tutte le formulazioni dei farmaci oculari (colliri, gel, pomate, unguenti, spray…) possono essere conservate in frigorifero?
La corretta conservazione dei medicinali è importante per mantenere inalterate le loro caratteristiche per tutto il periodo di validità indicato sulla confezione in modo da garantirne la stabilità, e risulta pertanto requisito essenziale perché i farmaci possano esplicare in pieno l'attività farmacologica attesa.
Secondo la farmacopea italiana, "un medicamento è considerato stabile quando, in un determinato periodo di tempo, le sue proprietà essenziali non cambiano o cambiano entro limiti tollerabili, se conservato in un recipiente adatto, in condizioni definite di temperatura, di umidità e di esposizione alla luce".
Conservare i medicinali in modo corretto è molto importante per:
- mantenere inalterate le caratteristiche per tutto il periodo di validità indicato sulla confezione;
- garantirne l’attività farmacologica.
Secondo le indicazioni AIFA si consiglia di riporre i medicinali lontano da fonti di calore e non esporli direttamente alla luce. Molti principi attivi, infatti, possono perdere la loro efficacia se riscaldati, altri invece sono "fotosensibili" e l’esposizione alla luce li danneggia.
Generalmente, i medicinali devono essere conservati a temperatura ambiente, in ogni caso inferiore a 30° C, a meno che sulla confezione non sia esplicitamente raccomandata la conservazione in frigorifero.
Per il riparo dal calore è necessario attenersi alle temperature indicate sulla confezione. Una disposizione del ministero della Salute (circolare n° 2 del 13 gennaio 2000) definisce le indicazioni che devono essere riportare sulle confezioni dei medicinali riguardo a temperatura e modalità di conservazione.
La mancanza di specifiche indicazioni lascia intendere che i medicinali debbano essere conservati a temperature tra 8°C e 30°C (temperatura ambiente). Per i farmaci da conservare a temperatura controllata è necessario attenersi scrupolosamente a quanto indicato sulle confezioni.
Escludendo quindi sbalzi termici e temperature eccessive che alterano immediatamente il medicinale, una piccola variazione può essere tranquillamente tollerata purché occasionale e limitata nel tempo.
Questo anche in considerazione del fatto che presumibilmente un medicinale appena acquistato verrà utilizzato nel breve periodo. Ci sono quindi delle regole fondamentali da rispettare:
- lasciare i farmaci nella loro confezione originale (protegge dalla luce solare), senza gettare il foglietto illustrativo;
- rispettare le temperature di conservazione riportate sulla confezione/foglietto illustrativo;
- evitare di riporre i medicinali in ambienti umidi, caldi od esposti al sole;
- conservare i farmaci separati da altri prodotti (come detersivi od alimenti) e in un luogo inaccessibile ai bambini;
- ricordare che la data di scadenza indicata sulla confezione si riferisce al prodotto integro, correttamente conservato;
- annotare sulla scatola la data di prima apertura del contenitore, se il medicinale non è in confezione monodose (es. colliri che devono essere ricostituiti).
L’idea di tenere i farmaci, soprattutto i colliri, in frigorifero per renderli più freschi durante l’istillazione viene spesso promossa soprattutto per i sostituti lacrimali.
Dal punto di vista del paziente l’obiettivo di ridurre la sintomatologia (irritazione, sensazione di corpo estraneo, bruciore, sensazione di secchezza, eccetera) è di primaria importanza, quindi la sensazione di freschezza sull’occhio è ritenuta utile ai fini del comfort.
L’esatto meccanismo dietro alla sensazione del miglior comfort istillando la sostanza fredda è tuttora sconosciuto. Secondo alcuni studi la sensazione di comfort dipende largamente dalla sensibilità corneale del paziente.
La superficie corneale è più sensibile della cute e contiene un numero di fibre nervose da 300 a 600 volte maggiore. I ricercatori hanno ipotizzato che i colliri refrigerati potessero stimolare meno i nervi corneali, creando un effetto sollievo.
Ma non tutte le formulazioni “sopportano” il freddo. Attenzione alle formulazioni in gel, le quali potrebbero alterarsi e perdere le loro proprietà terapeutiche.
Lo stesso vale per gli oli, le pomate e gli unguenti: alla temperatura del frigo subiscono l’aumento di viscosità e diventano più difficili da somministrare.
Quindi ogni tipo di farmaco richiede un’attenzione diversa in base alla formulazione e abbiamo il dovere di segnalarlo al paziente al momento della prescrizione.