Tra i difetti refrattivi oculari la miopia è senza dubbio uno dei più diffusi e colpisce tra la popolazione a seconda della fascia d’età, dell’etnia e della regione di provenienza.
Una condizione di miopia lieve è correggibile indossando lenti a contatto specifiche oppure con semplice intervento chirurgico laser, mentre la forma più grave comporta un incremento di rischio per il sopraggiungere di particolari condizioni di danneggiamento oculare quale il distacco della retina.
Nel tempo sono stati ipotizzati diversi meccanismi che possono indurre l’occhio a sviluppare tale errore refrattivo, ed in particolare tale studio si è occupato di verificare una possibile correlazione sussistente tra i livelli di vitamina D e l’insorgenza della miopia nei giovani adulti.
Un fattore che risulta essere non trascurabile nella trattazione del problema riguarda specificamente lo stile di vita della persona: vi sono numerose indagini cliniche che confermano l’importanza assunta dalla quantità di tempo dedicato alle attività svolte all’aperto. La spiegazione è piuttosto semplice: l’esposizione regolare ai raggi solari permette al nostro corpo di attivare la produzione endogena di vitamina D, sopperendo al fabbisogno richiesto dal nostro organismo per un corretto funzionamento, e quindi aiuta a sviluppare una sorta di protezione verso l’insorgenza della miopia. Proprio per questa ragione di fondo nella seguente ricerca si deve tener conto di tale importante fattore nelle misurazioni della concentrazione di vitamina D nei soggetti coinvolti.
Lo studio è stato condotto su un gruppo eterogeneo di 946 partecipanti controllati con cadenze periodiche per misurare proprio la concentrazione sierica di 25-idrossi vitamina D attraverso tecniche di spettrometria di massa, tenendo però in considerazione l’esposizione ai raggi UV misurata con tecniche di autofluorescenza.
Nella trattazione si è definita sufficiente una concentrazione sierica di vitamina D maggiore o uguale a 75 nmol/l e si è proceduto ad effettuare il fitting dei dati attraverso modelli di regressione lineare per correlare i livelli di vitamina D sia con l’esposizione solare oculare che con la miopia.
Uno dei risultati più evidenti della ricerca è senza dubbio il fatto che nel confronto tra miopi e non miopi, i livelli di vitamina D risultano in misura sostanziale inferiori nei soggetti affetti dal difetto refrattivo rispetto a coloro i quali non manifestano il disturbo.
Dagli studi effettuati nel corso degli anni, inoltre, è emerso chiaramente che la concentrazione di vitamina D è più bassa nei maschi rispetto alle femmine, e si sono registrati valori inferiori anche negli individui provenienti dall’est asiatico rispetto a quelli di pari età appartenenti al ceppo europeo.
Questo studio ha confermato, dunque, la stretta dipendenza che intercorre tra concentrazione sierica di 25-idrossi vitamina D e il difetto oculare refrattivo della miopia, in maniera particolare negli adolescenti e nei giovani adulti, ribadendo altresì l’evidenza che al crescere del tempo trascorso all’esposizione solare vi sia una diminuzione concreta del rischio di sviluppare la patologia.
Va sottolineato, come accennato poc’anzi, che l’insorgenza della miopia registra dati differenti anche a seconda dell’etnia di appartenenza del soggetto, con gli asiatici che presentano percentuali d’incidenza più alte nel confronto con il resto della popolazione mondiale (in alcune aree specifiche del sud est asiatico, si arriva all’80% dei soggetti in età pediatrica colpiti dalla miopia): questa differenza di rischio è addebitabile sia allo stile di vita di queste popolazioni che alla diversa efficienza di produzione di vitamina D da parte del loro tessuto epidermico.
Si è evidenziata ancora una volta l’associazione biologica tra la carenza di vitamina D e l’insorgenza della miopia, e proprio su queste basi in futuro si dovranno concentrare indagine cliniche approfondite per verificare eventuali correlazioni anche con altre disfunzioni refrattive.
Fonte
Investigative Ophthalmology & Visual Science
Retinal Blood Flow and Vascular Reactivity in Chronic Smokers
Kalpana Rose, John G. Flanagan, Sunni R. Patel, Richard Cheng, Christopher Hudson
Vincenzo Marra