Una lente a contatto (LAC) può essere considerata una protesi, una struttura artificiale immersa in fluidi corporei, che deve essere biocompatibile sia con tali fluidi che con i tessuti con cui viene a contatto (superficie oculare).
Quando una LAC è ben applicata, l’omeostasi sulla superficie oculare, cioè l’insieme superficie oculare-epitelio corneo congiuntivale, permette che tutte le varie componenti lacrimali siano in equilibrio tra loro.
In tali condizioni il film lacrimale potrà espletare al meglio le proprie funzioni ottiche, di lubrificazione e pulizia, di nutrimento e di difesa, attutendo e minimizzando le interferenze legate alla presenza di un “corpo estraneo” sulla superficie dell’occhio.
La presenza di una LAC sulla superficie dell’occhio comporta tutta una serie di adattamenti e, a volte, di importanti modificazioni a carico sia della superficie epiteliale corneo-congiuntivale, che della dinamica palpebrale, che dei componenti e della fisiologia del film lacrimale.
È ovvio che i pazienti da indirizzare ad un trattamento con lenti a contatto devono essere perfettamente studiati dal punto di vista oftalmologico con particolare riferimento alle condizioni della superficie oculare che non deve presentare controindicazioni di sorta all’uso di lenti a contatto.
Indispensabile una valutazione complessiva della struttura corneale mediante lo studio topografico della cornea, sia per l’acquisizione dei dati necessari alla realizzazione della lente, sia per definire lo stato del profilo corneale.
Per una valutazione del quadro clinico della superficie oculare, per determinare obiettivamente una situazione di perfetta tollerabilità ad una LAC oppure la comparsa di segni clinici di intolleranza, possiamo avvalerci di numerosi test lacrimali, sia quantitativi che qualitativi.
Ne deriva che, sia nel caso di indirizzo di un paziente al trattamento con lenti a contatto, sia nel caso che si debba valutare un eventuale adattamento non perfetto delle lenti a contatto sulla superficie dell’occhio, sono necessarie le seguenti indagini:
- visita oculistica completa;
- stato della superficie oculare;
- refrazione in cicloplegia (nei giovani);
- topografia corneale;
- biomicroscopia endoteliale;
- pachimetria (eventualmente).
Le complicanze che il portatore di lenti a contatto può subire trovano origine principalmente in tre diverse cause: quelle che derivano dall’utilizzo delle lenti a contatto in presenza di condizioni anatomo-patologiche che ne sconsigliano l’impiego (inappropriata selezione del paziente, scelta inadeguata del tipo di LAC), quelle che insorgono durante il porto della lente (uso irrazionale delle LAC) e quelle determinate da una non corretta conservazione e manutenzione della lente stessa.
Il primo gruppo di complicanze si manifesta in genere quando l’utilizzo della lente a contatto non è preceduto da un’accurata visita da parte di un medico oculista che, con particolare riguardo alla superficie oculare, esclude la presenza di controindicazioni al porto delle lenti a contatto, e ne valuta la portabilità ed il tipo meglio tollerato.
Il secondo tipo di complicanze è valutabile solo da parte dell’oculista ed è rappresentato in gran parte dalla complicanza di natura allergica, infettiva e ipossico-metabolica, oltre che traumatica.
Tra le complicanze infettive ricordiamo la più temibile, la cheratite da Acanthamoeba, che procura la stessa sintomatologia delle infezioni batteriche eccetto che per il dolore che può essere molto violento. La sua caratteristica principale è data dalla difficoltà di differenziazione dalla cheratite batterica e comporta difficoltà diagnostiche anche notevoli. Essa è più frequente in portatori di lenti a contatto cha hanno fatto lungo uso di liquidi di manutenzione e disinfezione che entrano in contatto con le LAC.
Il terzo tipo di complicanze (causate da una non corretta conservazione e manutenzione della lente utilizzata) può essere determinato anche da una sola impropria manovra di conservazione e/o di applicazione della lente a contatto, non presuppone necessariamente una ripetitività dell’errore né è evitabile dall’intervento dell’ottico o di altro personale specializzato, dato che dipende solo dal giornaliero comportamento del portatore con la propria lente a contatto.
Scarsa igiene delle mani all’atto della manipolazione e conservazione delle lenti, contaminazione delle stesse lenti e dei colliri umettanti, fenomeni di adesività batterica, accumulo di sostanze organiche e inorganiche, presenza di flora saprofita e patogena nel sacco congiuntivale sono i fattori patogenetici più importanti.
Varie statistiche dimostrano che le flogosi batteriche indotte dalle LAC in generale dipendono solo nel 10% dei casi da una cattiva applicazione, mentre il restante 90% deriva dall’incuria e dalla superficialità degli utilizzatori nel seguire i protocolli di cura e manutenzione.
La corretta manutenzione delle LAC rappresenta quindi uno dei mezzi più importanti per prevenire l’insorgenza di tali complicanze.
I prodotti per la manutenzione attualmente disponibili sono numerosi; per motivi di praticità, possono essere classificati, in relazione alla funzione svolta, in cinque gruppi principali:
- pulizia giornaliera;
- pulizia settimanale;
- risciacquo;
- disinfezione e conservazione;
- lubrificante e umettante.
Negli ultimi anni, l’introduzione di nuovi materiali di costruzione delle LAC ha richiesto un rinnovamento dei sistemi di manutenzione. La ricerca nel settore della manutenzione ha quindi reso disponibili dei composti chimici che meglio si adattano ai nuovi materiali di costruzione e che provocano un minor numero di effetti indesiderati. La miglior tollerabilità di questi composti ha portato ad una diminuzione delle manifestazioni tossiche e delle reazioni di sensibilizzazione conseguenti al loro impiego.
Tuttavia, le complicanze associate all’uso delle LAC, ed in modo particolare quelle di tipo infettivo, risultano ancor troppo frequenti.
Questa tendenza sembra essere principalmente dovuta anche alla scarsa compliance da parte dei pazienti a seguire i consigli per una corretta manutenzione delle lenti.
Al verificarsi di complicanze l’unico referente deve in ogni caso essere, fin dall’inizio della sintomatologia, il medico oculista in quanto si tratta di patologie che possono avere decorso molto rapido ed assumere carattere di gravità tale che ogni passaggio intermedio, compreso l’eventuale intervento di un ottico, può ritardare l’appropriato intervento terapeutico.
La vendita delle lenti a contatto è regolata dal decreto 3.02.2003 del Ministero della Salute G.U. 64 18/03/2003: ‘Guida al corretto utilizzo delle lenti a contatto: avvertenze precauzioni e rischi collegati all’uso’, che recita all’Articolo 1:
“La vendita diretta al pubblico di lenti a contatto su misura, correttive dei difetti visivi, ivi comprese quelle prodotte industrialmente, è, per motivi di interesse sanitario e di tutela della salute, riservata agli esercenti l’arte sanitaria ausiliaria di ottico. La vendita deve essere effettuata dall’esercente l’arte sanitaria ausiliaria di ottico direttamente o sotto il suo diretto controllo negli esercizi commerciali di ottica”.
Di tale decreto fa parte l’allegato A che tra l’altro recita:
“Al fine di evitare danni agli occhi è importante verificare l’assenza di controindicazioni dal medico oculista e sottoporsi a controlli periodici”.
La vendita di una lente a contatto prodotta industrialmente, non richiede, a nostro avviso, alcun intervento tecnico, e può aver luogo attraverso canali (ottici o farmacie) che assicurino uno stoccaggio corretto ed una dispensazione controllata, con ciò intendendo la dispensazione a soggetti che siano muniti di idonea documentazione medica sia sulla portabilità delle lenti a contatto, sia sulla prescrizione ottica.
Analogamente a quanto avviene per altri dispositivi medici, anche nel caso delle lenti a contatto, le indicazioni d’uso devono essere riportate sui foglietti illustrativi che accompagnano i prodotti.
Che applicazione, conservazione e manutenzione delle lenti a contatto industriali di qualsiasi tipo sia di esclusiva competenza dell’utente emerge dalla ‘Guida al corretto utilizzo delle lenti a contatto avvertenze precauzioni e rischi collegati all’uso’ (Allegato A) che il D.M. 3.2.2003 impone di inserire in ogni confezione, nella quale guida non vengono menzionate particolari competenze dell’ottico, del farmacista o di altri.
Recentemente, con sentenza del 2 dicembre 2010 (Causa C-108/09) la Corte di Giustizia Europea ha stabilito che gli stati membri, tra cui l’Italia, non possono vietare la vendita di lenti a contatto via Internet nella misura in cui tale divieto si ponga in contrasto con i principi comunitari in tema di libera circolazione della merce.
Non può comunque essere considerata una valida giustificazione di divieto di commercializzare le lenti a contatto online l’osservazione che sussiste l’esigenza di tutelare la salute oculare dei consumatori, anche perché in caso di vendita online si tratterebbe di soggetti già utilizzatori di lenti a contatto, che quindi non necessitano della presenza fisica dell’ottico dispensatore, apparendo il divieto sproporzionato al fine ultimo della tutela della salute oculare.
La tutela della salute oculare dei portatori di LAC, anche alla luce di tale sentenza, è ancor più conferita all’oftalmologo, unica figura professionale deputata a questo scopo.
Solo l’oftalmologo infatti può valutare nel suo complesso lo stato di salute oculare dell’aspirante e del già portatore di LAC, fornendogli tutte le informazioni riguardo al tipo di lente, al suo utilizzo, ai controlli periodici da effettuare e alle possibili complicazioni.
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