Chi non ricorda nelle notti d’estate quelle piccole luci nei campi, che si accendevano e si spegnevano. Il meraviglioso fenomeno di piccoli insetti, chiamate lucciole, che brillano tra la vegetazione.

Per molti anni purtroppo l'inquinamento ambientale e l'urbanizzazione selvaggia a scapito delle aree rurali hanno portato, in molte zone, alla perdita dell'habitat naturale di questi piccoli, insetti luminosi. Sembrava che il fenomeno fosse destinato a un inesorabile destino, come preconizzato nel famoso articolo di Pierpaolo Pasolini (Pier Paolo Pasolini, “La scomparsa delle lucciole”, 1975) sulla scomparsa delle lucciole.

Tuttavia, la natura riserva sempre esempi di resistenza e resilienza. E così negli anni recenti, grazie all'introduzione di pratiche agricole sostenibili da parte delle comunità rurali e a una crescente attenzione al rispetto dell’ambiente nel mondo civile, si sta assistendo al ritorno di questi meravigliosi insetti nelle campagne, anche in prossimità dei centri urbani.
Quelle lucine gialle e verdi, che si accendono di sera nei prati o sulle rive dei corsi d’acqua, sono le lucciole, piccoli insetti (coleotteri) con la loro caratteristica molto particolare di emettere luce a intermittenza (fig. 1a-1b). Come leggiamo nei versi del Leopardi, questi straordinari insetti hanno da sempre catturato la curiosità degli uomini, legandosi spesso alla tradizione popolare.
Ma cerchiamo di capire come sia possibile che questi minuscoli insetti siano capaci di emettere luce e quale sia lo scopo per cui la natura li abbia dotati di questa capacità.

Quali sono le caratteristiche biologiche di questi insetti?

Le lucciole appartengono all'ordine dei Coleotteri e alla famiglia dei Lampiridi, con circa 2000 specie in tutto il mondo e 22 in Italia, in cui la più diffusa e comune è senza dubbio la lucciola italica. Le lucciole presenti nel nostro territorio (4 o 5 nel milanese) vivono allo stato larvale per gran parte del proprio ciclo vitale (2 anni) e diventano adulte solo in prossimità dell'accoppiamento. E qui si nota un importante dismorfismo sessuale, non tanto nelle dimensioni, ma nel fatto che solo i maschi hanno le ali, al contrario delle femmine.

lucciola
Fig. 1 Le lucciole sono dotate di capo, torace e addome. Si notano occhi grandi e antenne non troppo lunghe

Gli esemplari adulti (fig. 1) hanno grandi occhi e zampe corte, i maschi il corpo lungo e una lunghezza di circa 1 cm, mentre le femmine il corpo più tozzo e tondeggiante, a seconda della specie. Durante il corteggiamento nuziale, i maschi amano volare coprendo ampie distanze, mentre le femmine aspettano nell'erba alta e a terra. Una descrizione completa del ciclo vitale delle lucciole si può trovare nel libro fotografico di Domenico Barboni (Domenico Barboni, Lucciole: vita spericolata di un coleottero pieno di energia, con un saggio di Riccardo Groppali, Teramata, Bergamo, 2018 2ª edizione).
Sia i maschi che le femmine sono caratterizzati dalla parte finale dell’addome di colore bianco (fig. 2): è proprio qui che avviene il fenomeno della produzione della luce, conosciuto come bioluminescenza.

Fig. 2 Gli ultimi due segmenti dell’addome (colore bianco), dove avviene la produzione della luce.

Come mai emettono luce?

La missione fondamentale, che accomuna la gran parte degli esseri viventi, è la procreazione. La finalità dell’emissione della luce di questi piccoli lampiridi pare sia proprio legata al proseguimento della specie. Come sappiamo, sono diverse strategie adottate: i grilli utilizzano il suono, le farfalle e i coleotteri gli odori (feromoni), mentre le lucciole la luce. Seguendo il ritmo delle stagioni, ogni anno avviene il rituale del corteggiamento. Una lucina si accende e un’altra risponde (fig. 3).

Fig. 3 Fotografia ad alto ingrandimento. Una lucciola mentre emette luce (Fotografia di Domenico Barboni).

Ogni lucciola usa ritmi e intensità caratteristiche della propria specie. Sia il maschio che la femmina di lucciola italica, ad esempio, emettono luce intermittente durante la loro attività notturna: questo spettacolo si può ammirare soprattutto nel periodo tra la seconda metà di maggio e la prima metà di giugno (alle nostre latitudini). Non conosciamo quale sia il linguaggio luminoso che porti il maschio e la femmina a incontrarsi. Come leggeremo più avanti, molti studiosi sono concordi sul fatto che esista una sorta di emissione luminosa sincronizzata in grado di dettare comportamenti a tutto il gruppo d'insetti. Al corteggiamento segue il fenomeno dell'accoppiamento. La femmina feconda rilascia le uova dopo un paio di giorni.

Come fanno ad emettere luce?

Come già accennato, la parte finale dell’addome è trasparente, dietro c’è uno strato costituito da una proteina, la luciferina. In questo strato sono immerse numerose diramazioni delle trachee, organi addetti al trasporto dell’ossigeno in tutto il corpo dell’insetto, e vi sono anche numerosi cristalli, che hanno un’azione riflettente per intensificare la luce (fig. 4).

Fig. 4 Fotografia ad alto ingrandimento. Segmento finale dell’addome in fase di bioluminescenza (Fotografia di Domenico Barboni).

È attraverso una semplice reazione chimica, un’ossidazione, che le lucciole producono luce; per “accendersi” esse devono solo fare arrivare più ossigeno alle trachee addominali. La presenza di acqua è importante perché avvenga la reazione ed è anche per questo che le lucciole vivono in ambienti umidi. La resa della luce è la più alta che si conosca, circa 92-98%, poiché si tratta di una luce fredda. Infatti, confrontandola con una vecchia lampadina (a luce calda) veniamo a sapere che questa ha una resa solo del 4%, dato che la maggior parte dell’energia viene dispersa sotto forma di calore (Riferimento bibliografico).

Emissione di luce sincronizzata

Da trecento anni a questa parte, esploratori e naturalisti hanno osservato come le lucciole riescano talvolta a lampeggiare all'unisono, facendo apparire il sottobosco nel quale si radunano, come un'unica grande sorgente luminosa, che si accende e si spegne ritmicamente. La ragione di ciò è che le lucciole di certe specie raggiungono la cosiddetta sincronizzazione perfetta, ovvero l'allineamento della fase e della frequenza. Se la lucciola non è influenzata da flash esterni, l'emissione avviene periodicamente, altrimenti modificherà, secondo il meccanismo della sua specie, il proprio periodo di emissione (Buck J., Synchronous rhytmic flashing fireflies, Review of Biology, 154, 1988).

Conclusione

Per la propria sopravvivenza, le lucciole devono vivere in un habitat con vegetazione diffusa, sottobosco, siepi ed erba alta, in prossimità di acque limpide nei fossi e nelle zone umide; qui trovano infatti le proprie prede (chiocciole e limacce), di cui si nutrono allo stato larvale. Inoltre, esse non devono essere disturbate dalla luce artificiale (Georges Didi-Huberman, Come le lucciole, traduzione di Chiara Tartarini, Bollati Boringhieri, Torino, 2010). Purtroppo, la pratica dell'agricoltura intensiva, l'immissione di sostanze chimiche nei campi, l'eliminazione di siepi e filari e la fresatura dei bordi di fossi e canali hanno drammaticamente alterato il nostro ambiente naturale. Pur tuttavia non mancano segnali incoraggianti per una (parziale) inversione di tendenza. Inoltre, dal 2002 un gruppo di appassionati si sta dedicando al tema delle “Serate delle Lucciole”, alla scoperta di questo straordinario fenomeno naturale laddove non si immaginerebbe, ovvero nelle aree marginali periurbane del milanese. E qui è stata persino avviata una “Scuola delle Lucciole” per la corretta pratica dell'osservazione di questo spettacolo naturale mediante l'organizzazione di escursioni guidate (Marco A. Righini, Serata delle Lucciole: un Eptalogo del Silenzio, Milano, 2018).12
Un messaggio significativo: la natura, nonostante tutto ciò che ha subìto da parte dell'uomo, è sempre in grado di riprendersi e tornare a essere meraviglia e capolavoro.

Lucciole
Vanno, vanno col loro lumino mezzo verde,
come in soffio d’oro…
«Lucciola, lucciola, vien da me!».
Oh, non aprire il pugno per afferrarle… Guai!
Esse, bimbo, non sai? son le fate di giugno…
«Lucciola, lucciola, vien da me!».
Bimbo, che ne faresti d’un lumino così lieve? Immagino, si, che me lo spegneresti…
«Lucciola, lucciola, vien da me!».
Lucciole! Col lumino loro, il lumino verde, a qualcun che si perde
ti insegnano il cammino: sono le nostre stelle, le stelle della Terra,
o tu che ami la guerra, fanciulletto ribelle.
«Lucciola, lucciola, vien da me!»
Marino Moretti